Si dirà che è ancora calcio di agosto, quindi inattendibile ed ingannevole. Ma quest'Avellino targato Pazienza (che, a differenza della scorsa stagione, quando subentrò a Rastelli, quest'anno ha anche avuto l'opportunità di dare indicazioni sulla composizione della nuova rosa, e soprattutto di forgiare la squadra secondo il proprio credo tattico) ha ancora diversi nodi tecnico-tattici da sciogliere. Purtroppo, a disposizione del tecnico foggiano è rimasto ben poco tempo, atteso che il campionato inizierà tra sette giorni appena.  
Archiviata, tra dubbi ed incertezze, la fase precampionato, nella quale i Lupi hanno giocato, con alterna fortuna, anche la Coppa Italia di serie A e B, rimangono irrisolte alcune problematiche riguardanti l'assetto tattico ma anche alcune scelte sui singoli. Il tecnico biancoverde sta cercando di disegnare un Avellino a trazione anteriore, maggiormente votato alla fase offensiva. Ma la cosiddetta coperta rimane corta, perchè appare evidente uno squilibrio tra il possesso ed il non possesso. 
La squadra, almeno nelle prime tre uscite ufficiali (contro avversari assai diversi fra loro per caratura tecnica, nell'ordine: Juve Stabia, Udinese e Pontedera) ha restituito alcune criticità strutturali, che andrebbero rimosse in qualche modo, se si vogliono avere ambizioni concrete di promozione. E sì, perchè, a fronte di una fase offensiva per così dire ridondante, soprattutto per quel che concerne i due centrocampisti esterni titolari (che compongono il 3-5-2 biancoverde), si ritrovano ad agire Tribuzzi a destra e Liotti a sinistra, scarsamente adusi ad occuparsi con efficacia della fase di non possesso. Pensate che ad Udine, vale a dire in casa di una squadra che milita in massima serie, Pazienza ha avuto il coraggio di presentare un undici iniziale in cui c'erano solo due marcatori di ruolo (Cancelotti e Frascatore), con Armellino centrale difensivo, ed un quintetto di centrocampo in cui il solo Palmiero era deputato a compiti di rottura dell'offensiva avversaria. La conseguenza diretta è stata, ovviamente, la soverchia esposizione alle ripartenze degli avversari (che già si era notata nella gara casalinga dei Lupi contro la Juve Stabia).
Ordunque, (anche al netto del precario stato di forma di elementi chiave come Sounas, Toscano e l'ultimo arrivato Redan) appare del tutto logico che lo squilibrio tra le due fasi risulta essere il nodo cruciale delle criticità strutturali di questo nuovo Avellino. Di più, ci pare di poter dire che concretamente le problematiche emerse anche lo scorso anno non siano state risolte.
Ieri sera, in una gara, sulla carta, certamente non difficile per i Lupi, pur in mancanza di Armellino al centro della difesa (per l'utilizzo del quale, nelle precedenti due gare, si erano levate feroci critiche all'indirizzo di Pazienza, reo di avere adattato un centrocampista nel cuore della difesa biancoverde), l'assetto difensivo dei Lupi è apparso alquanto lacunoso, proprio per la grave carenza di copertura e/o protezione dei tre difensori da parte della linea mediana.
E allora, ci sembra opportuno che Pazienza si guardi intorno e cerchi di dare un assetto tattico maggiormente equilibrato al suo undici titolare, magari anche ricorrendo ad opzioni diverse rispetto al suo sistema di gioco basato su questo 3-5-2, che possa soprattutto garantire una migliore copertura degli esterni Tribuzzi e Liotti, che ci sembrano elementi talmente tecnici, da non poterne fare a meno. 
Del resto, lo stato di forma incredibilmente positivo del redivivo Raffaele Russo, ieri sera di gran lunga il migliore in campo, pone Pazienza, nella prospettiva della prossima disponibilità di Redan, di fronte anche ad una possibile revisione del pacchetto offensivo, che possa comprendere la contemporanea presenza in campo dei due attaccanti sopracitati, magari al fianco di una delle tre prime punte centrali in rosa, Patierno, Gori o lo stesso Vano.
 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 18 agosto 2024 alle 12:07
Autore: Rino Scioscia
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