Dal Simonetta Lamberti di Cava dei Tirreni nessuna nuova sui Lupi: anche al cospetto di una compagine sulla carta assolutamente abbordabile, la compagine di Pazienza non è stata in grado di vincere la gara. La cronaca ha restituito un confronto condotto con due atteggiamenti di opposto segno da parte delle contendenti: i padroni di casa umili, compatti e generosi, gli ospiti con la solita carenza di idee e la solita pochezza di vis pugnandi, di coraggio e di proposta. Un gioco, quello dei Biancoverdi, piatto, grigio, dal tono dimesso e senza l'ombra di un sussulto di dignità ed orgoglio.
Il tecnico dei Lupi, con il pareggio acciuffato in pieno recupero, ha probabilmente salvato per l'ennesima volta una panchina che gli scotta sotto il sedere. Dopo l'inopinato vantaggio dei Metelliani ad appena un minuto dal novantesimo (propiziato da un vistosissimo fallo su Enrici clamorosamente non fischiato dall'arbitro Diop), i Lupi sono pervenuti al 94' al pareggio con un gol di Gori. La rete del biondo attaccante biancoverde ha rimesso a posto il risultato, perchè la vittoria di padroni di casa sarebbe stato un vero e proprio furto, con la complicità del direttore di gara.
Ma al di là del pari rocambolesco, quello che ha indispettito il pubblico di fede biancoverde accorso allo stadio cavese è stata la scarsa produttività offensiva dei Lupi, che non hanno tirato praticamente mai in porta, non riuscendo ad affondare i colpi al cospetto di una squadra di casa certamente non irresistibile, apparsa alquanto vulnerabile. Ma i Metelliani non sono stati mai messi in seria difficoltà dagli uomini di Pazienza, che hanno mostrato ancora una volta le penose lacune, già abbondantemente messe in mostra nelle prime tre gare di campionato.
Una squadra, quella irpina, costruita male da Perinetti (a fronte di tantissimi soldi spesi) e messa in campo peggio dal tecnico Pazienza.
In altre piazze, questi due personaggi (il direttore ed il tecnico) sarebbero stati già defenestrati. Ma il Presidente D'Agostino, non si sa come, non si capisce perchè, al momento, (nonostante i soli tre punti racimolati in quattro gare per un Avellino partito con i favori del pronostico nella corsa alla promozione in cadetteria) non si sia ancora deciso a prendere il toro per le corna e a dare altre prospettive e speranze ad una tifoseria che teme di rivivere lo stesso triste destino dgli scorsi anni.
La gloriosa storia dell'Avellino non merita tutte queste umiliazioni. E sarebbe davvero ora che il presidente D'Agostino se ne rendesse pienamente conto! 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 settembre 2024 alle 01:02
Autore: Rino Scioscia
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